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Messaggio Da RICCARDO TOSCANELLI Gio Dic 09, 2010 4:42 pm

QUALORA NELLE MIE RICERHE PIù O MEMO RECENTI, CHE STò PROVANDO HA FARE,
TROVASSI DEL MATERIALE INTERESSANTE ANDRò AD INSERIRLO SEMPRE QUA.

Circa le origini del Dogue de Bordeaux regna la confusione più completa. Esistono varie teorie, alcune delle quali pedestremente riciclate dalla storia di altri molossi , senza che nessuna di esse trovi un consenso unanime.L'unica cosa certa è che ci troviamo di fronte ad uno dei più antichi cani francesi


A spezzare questa ragnatela di supposizioni , vale la pena di citare il pensiero del Dott.R.Triquet, già presidente della Société des Amateurs du Dogue de Bordeaux nonché curatore di uno dei tanti standard che si sono succeduti nel tempo: "Si dice spesso che il progenitore di tutti i mastini europei fu un grosso cane proveniente più di tremila anni fa dai confini tra India e Cina, e giunto attraverso vari passaggi dal Tibet alla Mesopotamia, là dove ha avuto origine la storia dell'uomo. Poi giunse nell'Epiro,un piccolo regno dell'antica terra dei Molossi, e successivamente a Roma, proveniente dalla Gallia. Questo antenato avrebbe compiuto questo lungo viaggio al fianco di conquistatori, soldati e mercanti. E' possibile che tutto questo sia in parte vero, ma non dimentichiamo il fatto che gli archeologi hanno scoperto nella terra destinata a diventare l'attuale Francia ossa di cani risalenti alla preistoria, ossa che erano quelle di un Dogue de Bordeaux".

Lo stesso club di razza francese, tuttavia, specifica nello standard di razza che "probabilmente discende dagli Alani e, in particolare, dall'Alano veltro di cui Gaston Phoebus, conte di Foix, dice nel XIV secolo, nel suo Livre de Chasse, che "ha una presa più potente il suo morso di quanta ne farebbero tre levrieri".

Opinioni a parte, una delle poche certezze che si hanno sul Dogue de Bordeaux è che nel corso dei secoli venne impiegato per diversi scopi: guardiano, cacciatore di cinghiali, cane da combattimento contro tori, orsi e giaguari, mandriano, cane da difesa per macellai e proprietari di vigneti.

Non è poi una novità che di questo mastino si badasse più alle capacità lavorative che all'aspetto fisico. Se infatti il termine Dogue compare già alla fine del XIV secolo, occorre aspettare almeno il XIX se non proprio il XX secolo per avere un tipo di cane omogeneo. Ne è una prova la prima esposizione canina a cui partecipò : quella tenuta presso il Jardin d'Acclimatation a Parigi nel 1863. Ecco a questo proposito un commento della Société des Amateurs du Dogue de Bordeaux: "C'erano alcuni cani con grandi teste ed altri con teste molto piccole, alcuni con tronchi eccezionalmente massicci e altri molto minuti. Il colore della maschera era poi oggetto di numerose polemiche e discussioni".

Un'ulteriore conferma della grande difformità morfologica di questo molosso è testimoniata dalla presenza di almeno tre tipologie diverse di Dogue: quello di Tolosa (mantello pluricolore e tigrato, corpo allungato e ossa corte), quello di Parigi (chiusura dei denti "a forbice" a differenza degli altri che presentavano un prognatismo di almeno un centimetro, orecchie tagliate o integre a seconda degli allevatori), e quello di Bordeaux dal quale discende maggiormente il cane che conosciamo oggi.

Non solo. Dal 1895 in poi si sono succeduti almeno quattro revisioni dello standard, per arrivare a quello del 14 Aprile 1995 qui proposto.
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Messaggio Da RICCARDO TOSCANELLI Gio Dic 09, 2010 4:51 pm

GIRANDO UN POCHETTO HO TROVATO QUESTA: A ME PIACE

alla memoria di A. D.

Da Mazara del Vallo, a Marsala non s’arriva più, una strada lunga lunga lunga e provinciale scorre sopra il centro, sopra il mare; le macchine sembrano sole, gli uomini più soli, in una calura bassa e bianca.

Ciavolo, Ciavolotto, Digerbato, Scacciaiazzo, Carillume: razzi luminosi scagliati lontano, su un nastro che ritorna.

Nulla si vede, se non gente col riso sotto i baffi usa ad ascoltare. L’indicazione trattiene alla terra contro la tentazione del mare.

L’irreale espanso odor di mosto e un dogue de Bordeaux tale quale al padrone, la noia del lavoro e della guardia e la laboriosità informe di un popolo stretto al presente, ubriaco di passato.
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